Lands

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La percezione della natura catturata nei suoi ritagli di spazio visivo e tempo atmosferico: le masse apparentemente informi dei ghiacciai che diventano immagini esatte, quasi chimiche, pietrificate, minerali, di un altrove sconosciuto; le pianure distese colorate da una natura primordiale assumono il desiderio di un paradiso terrestre, ancora non contaminato dalla civiltà. Queste immagini sono il punto d’arrivo, e quindi di non ritorno, di una ricerca inesausta nel ritrovare un mondo non colpevole, perduto fra ghiacciai e territori nordici, estremi, ora finalmente definiti in un paesaggio che può diventare una situazione della mente, dove la realtà è composizione, luogo estatico dell’immaginazione. E questo movimento verso un luogo edenico non è regressivo, un tornare indietro in una innocente regione interiore, ma lo strumento ottico afferma uno stato di cose, quasi in una sua non partecipata atmosfera, in una oggettività che inquadra le forme senza il soggetto. L’ossessione nordica di queste fotografie di Fiorella Iacono sono la fine di uno sguardo, anzi di un istante, che rivede, proprio nell’impressione fulminea di una lastra fotografica, una esistenza già vissuta ma che solamente l’immaginazione attraverso il concetto del viaggio come esperienza creativa può far di nuovo esistere. Ma nel visitare con la nostra percezione emotiva queste immagini quello che sorprende è la loro assenza di memoria. Esse non vogliono indicarci per forza di cose una funzione di ricordo di un vissuto memorabile o di un lascito a futura memoria, certo il valore mnemonico in una situazione artistica si dà per definizione direi empirica, di resistenza dell’arte contro la fine biologica, ma l’esistenza di queste immagini sono all’interno di un territorio altro, in un altrove dove tutto può essere vero ma anche come trasognato e, in sostanza, irreale. Non è detto, insomma, che le immagini che qui vediamo, osserviamo, analizziamo nella nostra mente, siano poi così realisticamente pregnanti di un Nord che certamente qualcuno avrà attraversato, esplorato nei territori del proprio sentire. Il concetto di istante, di catturare finalmente quel momento assoluto, esclusivo, richiede una ritualità, del viaggio, dello sguardo, della solitudine, una devozione, una poetica altrettanto assoluta, che le parole non possono talvolta dire, e che qualcuno non dice, perchè i luoghi perfetti non vanno recintati.

Andrea Gibellini